BANEL ET ADAMA
Durata: 87 min
Lingua: VO/de, fr
Regia: Ramata Sy
Critica Se la siccità fa sì che l'unico mezzo di sostentamento, le già macilente mucche, muoiano una dopo l'altra, la vita del villaggio finisce con il depauperarsi di energia ma anche di presenze umane. C'è chi non resiste e parte in cerca di una vita più degna di essere vissuta (senza assolutamente fare retorica ci viene ricordato che l'emigrazione non è e non può essere riconosciuta solo se fugge da territori in guerra. C'è anche un conflitto nei confronti del quale chi ne è vittima non ha armi da poter imbracciare ed è quello contro il clima. Banel e Adama restano, sorretti dal sogno di una nuova casa da far letteralmente emergere dalla sabbia che parzialmente la ricopre e possono farlo solo scavando con le mani. Ma a questo si aggiunge il peso delle credenze e delle tradizioni da rispettare. Sy ci propone una riflessione che coinvolge le generazioni non salvando in assoluto le donne. Perché la suocera, cioè la generazione femminile precedente, non può accettare l'idea che lei non voglia avere figli così come è convinta che sia Banel ad avere sollecitato Adama a non accettare il ruolo di capo villaggio. Festival di Cannes - Selezione ufficiale -
Ramata-Tulaye Sy torna a girare negli stessi luoghi in cui aveva realizzato il suo primo cortometraggio Astel e per questo esordio nel lungometraggio sceglie come protagonisti due giovani del luogo non professionisti.
Diplomata alla importante FEMIS parigina nel 2015, la regista dimostra di conoscere bene gli elementi che porta sullo schermo. A partire dal territorio arido e desolato che ci mostra con inquadrature che ne portano alla luce la devastante condizione causata dai mutamenti del clima. Perché questo è un film che legge la sostenibilità ambientale attraverso la storia di una coppia che si ama ma che fatica a mantenere saldo il rapporto a causa di più elementi convergenti. (mymovies.it)
87 min
Lingua: VO/de, fr
Regia: Ramata Sy
Critica Se la siccità fa sì che l'unico mezzo di sostentamento, le già macilente mucche, muoiano una dopo l'altra, la vita del villaggio finisce con il depauperarsi di energia ma anche di presenze umane. C'è chi non resiste e parte in cerca di una vita più degna di essere vissuta (senza assolutamente fare retorica ci viene ricordato che l'emigrazione non è e non può essere riconosciuta solo se fugge da territori in guerra. C'è anche un conflitto nei confronti del quale chi ne è vittima non ha armi da poter imbracciare ed è quello contro il clima. Banel e Adama restano, sorretti dal sogno di una nuova casa da far letteralmente emergere dalla sabbia che parzialmente la ricopre e possono farlo solo scavando con le mani. Ma a questo si aggiunge il peso delle credenze e delle tradizioni da rispettare. Sy ci propone una riflessione che coinvolge le generazioni non salvando in assoluto le donne. Perché la suocera, cioè la generazione femminile precedente, non può accettare l'idea che lei non voglia avere figli così come è convinta che sia Banel ad avere sollecitato Adama a non accettare il ruolo di capo villaggio. Festival di Cannes - Selezione ufficiale -
Ramata-Tulaye Sy torna a girare negli stessi luoghi in cui aveva realizzato il suo primo cortometraggio Astel e per questo esordio nel lungometraggio sceglie come protagonisti due giovani del luogo non professionisti.
Diplomata alla importante FEMIS parigina nel 2015, la regista dimostra di conoscere bene gli elementi che porta sullo schermo. A partire dal territorio arido e desolato che ci mostra con inquadrature che ne portano alla luce la devastante condizione causata dai mutamenti del clima. Perché questo è un film che legge la sostenibilità ambientale attraverso la storia di una coppia che si ama ma che fatica a mantenere saldo il rapporto a causa di più elementi convergenti. (mymovies.it)